Noi diamo per scontata la nostra quotidianità, per me è ovvio che oggi è il due gennaio 2021.
Probabilmente, sebbene il calendario gregoriano non sia ufficiale in tutto il mondo, in tutte le nazioni il Capodanno si conta al 31 gennaio.
Ma non è sempre stato così e così non è dappertutto.
C’è un calendario ebraico, cinese, indiano, buddista, maya, berbero ecc.
Ad un certo punto tutti i popoli hanno sentito la necessità di dare ordine al tempo, per stabilire momenti uniformi in cui incontrarsi o fare determinate cose imposte dal vivere sociale.
Forse però non è un caso che il calendario gregoriano abbia prevalso e sia ormai il calendario del Mondo; ma come è avvenuto questo?
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Il calendario gregoriano
Il calendario gregoriano non è altro che un perfezionamento di una serie di calendari, la cui origine deve farsi risalire nientemeno che a Romolo, fondatore di Roma.
Romolo (della cui esistenza storica sono certo) deve unire una serie di tribù che vivono sui sette colli, divise linguisticamente in latini, sabini, e una popolazione preesistente, forse etrusca (Tities, Ramnes e Luceres, le tre tribù originarie).
Deve quindi dare ordine alle cose, e tra le cose da ordinare c’è anche il calendario, che nasce di dieci mesi, partendo da marzo (il risveglio della Natura) e finisce a dicembre (la morte dell’anno). Non a caso dicembre originariamente era il decimo mese, settembre il settimo, ecc. perché non si contavano i primi due mesi dell’anno (quelli che ora chiamiamo gennaio e febbraio) mesi morti per l’agricoltura.
Il secondo Re di Roma, il filosofo e religioso Numa Pompilio decide di completare il calendario aggiungendo due mesi, gennaio (da Giano, dio delle porte e dei passaggi, anche i passaggi della vita) e febbraio, e abbiamo quindi il calendario di dodici mesi come oggi
Giulio Cesare riforma ulteriormente il Calendario, eliminando il mese spurio (Mercedonio) che talvolta veniva introdotto per riallineare lo sfasamento con il calendario astronomico, e introducendo l’anno bisestile. Giulio Cesare infine introduce il primo dell’anno a Gennaio (e a quel punto, se si conta il primo mese da gennaio, dicembre slitta e diventa il dodicesimo mese, settembre il nono, ecc.).
Mancava ancora qualcosa, il Calendario Giuliano era abbastanza preciso ma andava corretto il calcolo dei bisestili, cosa che fa il Calendario Gregoriano (introdotto da Papa Gregorio XIII nel 1582 su un’idea del matematico calabrese Luigi Lilio)
Il Calendario Gregoriano è molto preciso nel riallineare il Calendario alla rotazione della terra, tanto che le minuscole correzioni necessarie ormai si fanno introducendo dopo un certo numero di anni, un minuto secondo agli orologi che fanno da riferimento per il calcolo dell’ora mondiale.
L’ordine del tempo
Ma ora si apre una considerazione; L’Ordine del tempo mondiale è una prerogativa di Roma?
In un certo modo si.
Il discorso va certamente depurato dalla retorica, ma basiamoci sui fatti.
Indubbiamente la storia di Roma è la storia di crisi periodiche tra popolo, nobiltà e Re, e poi, dopo la formazione della repubblica, tra popolo e oligarchie dominanti.
Con l’Impero, si assiste a continue crisi legate alla successione degli imperatori, con guerre civili ed altro.
Ovviamente, Roma, come ogni altro impero, ha sulla coscienza stragi, deportazioni, schiavitù di popoli, torture e quant’altro questa bella umanità ha inventato per opprimere il prossimo.
Ma ci sono alcuni dati fondamentali che hanno reso la Civiltà Romana degna di essere ricordata, e in un certo modo, degna di essere esempio per la civilizzazione.
- Sicuramente Romani e Greci hanno acquisito il senso della Storia, cioè sentire la necessità di ricordare e trasmettere gli avvenimenti passati (a Roma la tenuta dei Fasti Consolari, dove erano registrati i nomi e le attività dei Consoli, era una cosa molto importante, che coinvolgeva il collegio pontificale e il Senato). La storiografia greca e romana, non ha intenti elogiativi, non deve piacere al sovrano di turno; lo scopo è quello di riportare nel modo più fedele possibile vittorie, sconfitte, crisi sociali, avvenimenti naturali e quant’altro fosse degno di essere ricordato.
- I Romani sentivano la necessità di regolamentare continuamente mediante leggi le attività sociali e private, e di trasmettere in modo certo il testo delle norme, affidando a Giudici di specifica formazione (e a un gruppo di giuristi volontari, privati cultori del diritto, che assistevano il Pretore) l’interpretazione della legge, secondo schemi logici e principi generali. Nel Diritto Pubblico è chiara la volontà della società romana di formare uno Stato di Diritto Costituzionale (Consoli, Tribuni della Plebe, Senato, Comizi popolari, lex Sacrate, plebisciti, Imperium, prerogative del Cittadino, diritto di guerra, ecc, ogni istituzione con i suo limiti ben definiti).
- I Romani sentivano la necessità di dare ordine al territorio mediante la costruzione di strade (nella Francia di Luigi XIV le strade principali erano ancora quelle lasciate dai Romani) e mediante la centuriazione del territorio (nella pianura padana, nella piana fiorentina o lucchese o nel massese, là dove vi sono estese pianure è ancora evidente la struttura topografica lasciata dai Romani).
- I Romani, quindi, sentono la necessità di dare ordine anche al Tempo, in modo da avere un calendario uniforme su tutto il territorio.
Quindi, ordinare il tempo, il territorio e la società, mediante regole e convenzioni.
O meglio, tentare di ordinare il tempo, il territorio e la società dalle inevitabili spinte al disordine determinate dai continui mutamenti che necessità sociali, o la Natura, provocano nel nostro vivere.
Il tempo degli eredi
Ovviamente quello che ci hanno insegnato i Romani (anche attraverso la loro storia, diligentemente trasmessaci dai loro Intellettuali) è che la Natura e le spinte sociali non si possono contrastare, ma si possono solo indirizzare con intelligenza e duttilità, mantenendo nel contempo l’architettura delle strutture sociali e giuridiche fondamentali.
In definitiva, chi è erede di tale idea?
Ora, della Chiesa Cattolica possiamo avanzare fondatissime critiche su moltissimi aspetti (recentemente ripensavo al silenzio assordante della Chiesa Cattolica – ma non solo – sulla orrenda distruzione morale e fisica della gioventù intellettuale di sinistra – quella più intelligente e preparata – nel Sudamerica degli anni ’70).
Ma è evidente che la Chiesa (e soprattutto la Chiesa Cattolica) rimane l’unica struttura sociale a parlare di Uomo, in un’epoca dove l’economia (e il Pil) diventano l’Altare cui sacrificare tutti gli altri valori (salute, ambiente) e dove, dell’Uomo, rimangono solo a parlare gli psicologi.
Ascoltando il bollettino vaticano, sento parlare di Africa (che ne sappiamo di quello che succede nel continente nero?) Di Asia (tranne l’economia, cosa ne sappiamo?) Della situazione delle popolazioni nel Medio e Vicino Oriente.
Questa visione generale dell’Umanità (prerogativa, se mi permettete, della Religione Cattolica, diversamente dalle Chiese Protestanti e dalle Chiese Ortodosse, dalla visione più nazionalista e meno universale) ha comportato, per la Chiesa Cattolica, la necessità di dare un novo ordinamento al Tempo, sempre in una visione dell’Ecumene, che non tenga conto solo dell’economia o dei commerci, ma metta l’Uomo (e non i consumi) al centro.
Cambierò certamente idea, quando sentirò qualche Presidente del Consiglio parlare della necessità morali, scolastiche e igieniche dei ghetti nigeriani, o della libertà di pensiero in Medio oriente, o della necessità di liberare i mari dalla plastica.
Quindi non è un caso, se, fino ad oggi, il Calendario sia prerogativa di Roma.