Mosca G., Teorica dei governi e governo parlamentare.
La formazione delle élites dovrà essere analizzata in maniera statica e dinamica.
La visione statica mostra che le minoranze che governano sono formate da soggetti che si distinguono dalla massa dei governati sulla base di specifiche caratteristiche di tipo materiale, intellettuale e morale: la ricchezza, la conoscenza scientifica, la sapienza religiosa, le capacità militari. Mosca reputa queste caratteristiche storicamente mutevoli, malgrado alcune si presentino come costanti, essendo ricorrenti nelle diverse epoche storiche. Specificatamente, nelle società del passato il motivo fondamentale per fare parte dell’élite dominante dipendeva sulla nascita.
La visione dinamica investe il problema del rinnovamento delle classi dirigenti.
Secondo Mosca solitamente si diviene parte dell’élite dominante o per eredità, oppure tramite cooptazione e elezione. Si verifica il contrasto tra due tendenze opposte, l’una che spinge verso il perpetuarsi delle posizioni di potere, l’altra al rinnovamento. La prima tendenza, che si mostra, come la seconda, quale tendenza storica, è detta aristocratica: persegue il consolidamento del potere nei discendenti della minoranza che in un determinato periodo storico se ne erano impadroniti; l’altra, la democratica, spinge verso il rinnovamento della classe politica o mettendosi al suo posto, o subentrandole parzialmente, affiancandola con soggetti provenienti dalla classe governata. Secondo Mosca la storia politica dell’umanità si configura come lotta tra le classi politiche.
Nelle società con élites a prevalenza aristocratica i membri della classe politica sono scelti per nascita o cooptazione; nelle democratiche si ricorre alle elezioni per svolgere il ricambio delle forze governanti e rinnovarle.
Mosca definisce la classe politica come ‘minoranza organizzata’, studiandone gli aspetti organizzativi. L’organizzazione fu esaminata sia come struttura che influenza i comportamenti degli attori politici, sia come risultato delle relazioni di potere.
In qualità di struttura l’organizzazione coincide con la gerarchia e si raffigura quale determinante fondamentale della collettività nel suo insieme. Come ‘risultante’ dei rapporti di potere, invece, rimanda ad un determinato gruppo di individui.
Se la gerarchia è proprietà indispensabile di ogni organizzazione politica, l’importanza di una forza sociale dal punto di vista politico si basa sulla sua organizzazione interna.
Mosca adopera il concetto di organizzazione sia come caratteristico della classe politica, sia come esterno ad essa. Nel primo caso è l’organizzazione interna come strumento per ottenere, mantenere, esercitare e trasmettere il potere; racchiude ogni azione svolta dal gruppo dirigente per aumentare il proprio livello di coesione interna e per perseguire obiettivi comuni. Nel secondo caso il termine organizzazione viene utilizzato nel significato di gerarchia e di Stato.
L’organizzazione delle élites al potere – i processi organizzativi interni – si contraddistingue per le modalità in cui si è formata e ha in seguito regolato le relazioni tra i suoi diversi elementi; inoltre, ha creato una gerarchia all’interno e, per finire, mostra peculiari caratteristiche di coesione che, favorendo l’unione al di là dei diversi interessi, rende l’azione del gruppo al potere fortemente incisiva.
L’organizzazione politica della società (o organizzazione esterna) è contraddistinta da due differenti strutture di potere: ‘top down’ e ‘bottom up’: nella prima, di genere autocratico, la trasmissione del potere procede dai governanti verso i governati; nella seconda, di genere liberale, il processo opposto.
L’analisi delle modalità nelle quali il potere si forma e si configura, insieme a quello relativo alla classe politica (modalità di formazione e di ricambio) consente a Mosca una classificazione dei differenti regimi che mostrano quattro tipi ideali di organizzazione statuale:
- aristocratico-autocratica,
- aristocratico-liberale,
- democratico-autocratica,
- democratico-liberale.

Nella forma democratico-liberale vive un sistema elettorale di varia ampiezza, in quella aristocratico – autocratica il criterio di trasmissione del potere si basa sull’ereditarietà delle cariche; spesso è di tipo formale, il potere effettivo non è dell’autocrate cui spetterebbe di diritto ma è affidato da questi ad un altro autocrate.
Le differenti forme spesso si fondono tra loro e in alcuni casi la prevalenza di una tipologia di potere non è ‘pura’, provenendo piuttosto dal compromesso con altre forme. Inoltre, qualora sia dominante la tendenza al rinnovamento della classe al potere ma, nello stesso tempo, si ha un’organizzazione gerarchica alquanto rigida si creerà un sistema sia democratico, sia autocratico.
Mosca rileva inoltre l’esistenza, tra i pochi governanti ed i numerosi governati, di uno strato ulteriore della classe politica, molto più numeroso del primo, che esercita il potere in vece del primo. L’esigua minoranza al potere utilizza una maggioranza della massa politica che svolge funzioni in sua vece, una massa che sebbene dotata di potere è subordinata alla prima.
Il secondo strato è formato da individui scelti o per cooptazione, o per nascita, o mediante concorsi ed elezioni. Sono i capi della burocrazia e i quadri dirigenti dei partiti politici nei regimi liberali, mentre in quelli autocratici è formato da sacerdoti e guerrieri.
A questo strato spetta di ‘dirigere ed inquadrare le masse’ e dato che la ‘sottomissione’ della maggioranza non può ricorrere esclusivamente a strumenti coercitivi, all’uso della forza, Mosca analizza le modalità grazie alle quali la classe dominante legittima il potere.
Storicamente è stato tramite principi differenti che le élites hanno giustificato il fatto che detenessero il potere, detti da Mosca formule politiche. Le tipologie prevalenti sono state di due tipi:
- la credenza in un’origine sovrannaturale del potere, espressa nella formula Rex Dei Gratia, per grazia di Dio;
- considerare il potere fondato sulla volontà popolare.
Mosso da un forte realismo, Mosca rileva come non sia la classe politica a dipendere dalla ‘formula’, ma piuttosto, il contrario, ovvero rimarca l’uso ideologico delle giustificazioni date dal gruppo dirigente al fatto che detenga il potere.
Qualora una formula politica non riesca ad esprimere in modo coerente gli effettivi rapporti di potere, può servire da giustificazione a gruppi che non detengono più il potere, come durante l’ascesa al potere della borghesia all’interno dell’ancien régime.
La formula politica può avere differenti gradi d’incoerenza e contraddizione. Il livello d’incoerenza è al livello massimo nei regimi democratici dove di contro al principio della sovranità popolare la direzione del sistema politico è affidata ad una minoranza ristretta. Il monopolio del potere da parte di un’oligarchia contrasta con le dottrine politiche che si ispirano all’allargamento della partecipazione al potere.
BIBLIOGRAFIA
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