Uomini in fretta, su nave ben salda di banchi,
vennero, svelti, predoni, sul mare colore del vino,
genti Tirrene: li portava una sorte funesta

Inno omerico a Dioniso, ca. VIII secolo a.C.

L’argomento non è di pressante attualità, ciò nonostante spero di soddisfare la vostra curiosità esponendo un’ipotesi di origine, che peraltro conferma la notizia fornitaci da Erodoto, da aggiornare con le più recenti scoperte linguistiche, ma che in qualche modo si concilia anche con l’ipotesi alternativa di Dionigi di Alicarnasso e con i dati archeologici.

 

etruschi roma terme

Gli etruschi: un popolo autoctono?

L’ipotesi nazionale, che piaceva molto al fascismo, è che fosse un popolo autoctono, come afferma Dionigi di Alicarnasso che lo definisce come antichissima stirpe italiana, anche se parlante una lingua che non aveva connessioni con le altre lingue italiane.
Erodoto, invece, ci racconta una curiosa storia; che in Lidia (sulla costa della attuale Turchia, di fronte all’Egeo) vi fosse stata, in un epoca imprecisata dopo la guerra di Troia, una grandissima carestia; che il popolo, stremato, avesse deciso di mangiare a giorni alterni, e la parte di popolazione che quel giorno non mangiava, si dedicava al gioco, avendone peraltro a tal fine di nuovi, tra cui il gioco dei dadi (e questo particolare del gioco dei dadi, verrà curiosamente confermato dai dati archeologici); che continuando a mancare il cibo, metà del popolo dei Lidi decise di partire, sotto la guida del principe Tirreno, per fondare una colonia e che, dopo lungo peregrinare, risalite le coste italiane, dopo aver passato molti popoli, sarebbero sbarcati nel territorio degli umbri, e dopo averli scacciati, si installarono nell’attuale Toscana (che prese da loro il nome) e nell’alto Lazio.

Va preliminarmente affrontato un problema; cosa significa origine di un popolo?

Facciamo un esempio; i sudamericani parlano spagnolo (salvo alcune isole linguistiche precolombiane, tutt’ora esistenti) ma possiamo dire che l’origine dei sudamericani sia la Spagna (o il Portogallo, per il Brasile)?
Ovviamente se prendiamo i dati linguistici e di tradizione etnografica, concluderemo che vengono dalla Spagna, ma se confrontassimo il DNA, probabilmente avremo risultati più incerti, e concluderemo che probabilmente, almeno i sudamericani del centro nord del continente (e quelli dell’America Centrale dove maggiormente si sente l’influsso delle dense popolazioni precolombiane) sono autoctoni.
Fatta questa doverosa premessa (che ci chiarisce che forse Erodoto e Dionigi avevano ognuno un po’ di ragione) vediamo i dati storici, archeologici e linguistici.

 

Gli etruschi: originari della Lidia?

Erodoto dice che, venuti dalla Lidia, gli Etruschi si installarono nelle coste toscane, dopo aver risalito la penisola (dopo aver superato molti popoli), scacciandovi gli Umbri.

Non è forse un caso che in Toscana vi siano due fiumi che si chiamano Ombrone (nel pistoiese e nel grossetano) e, nell’appennino Tosco Emiliano vi sia un monte chiamato “Monte Ombraro”, toponimo interpretato come: monte degli Umbri.
etruschi todiNella tradizione storica gli Umbri (emigrati in italia intorno all’11 secolo a.c., e che diedero origine alle popolazioni parlanti le lingue “osco umbre”), sono installati nell’attuale Umbria, ma è possibile che originariamente una parte della popolazione abitasse la toscana, e le denominazioni dei fiumi rimaste siano un relitto linguistico attestante la precedente presenza in quel luogo di tale popolazione (prima degli etruschi), confermando quindi il racconto di Erodoto.
Vi è poi un dato linguistico ignorato dalla storiografia italiana (la linguistica é particolare patrimonio degli anglo sassoni) che evidenzia come la lingua Etrusca, lungi dall’essere una lingua “isolata”, cioè senza connessioni con altre lingue conosciute (come diceva Dionigi di Alicarnasso) in realtà ha stretti legami con la lingua Lidia, che è una branca delle lingue Ittite parlate nell’Anatolia a partire dal 1.800 avanti cristo, ed estintesi gradualmente e lentamente dopo la guerra di Troia (circa 1170 a.c.)
Sotto questo profilo occorre evidenziare la stretta affinità (o meglio identità, salva la precisazione sopra fatta) con un altro popolo “misterioso” con cui i greci venivano in quel tempo a contatto: i “pelasgi” o popoli del mare.

 

Gli etruschi e i pelasgi

Chi erano i pelasgi? Un popolo con cui i greci si scontrarono, e che erano da loro definiti “vagabondi del mare”

Va fatta un’altra osservazione (non possiamo vedere la questione Etrusca solo dalla prospettiva italiana).

La guerra di Troia fa parte di un ciclo di eventi che portò alla crisi delle grandi nazioni Achee e mediorientali, gli Achei, gli Ittiti, il regno di Mitanni, eccetra, la cosiddetta “crisi dell’Età del Bronzo” che si colloca tra 1200 e 1100 a.c. e che lasciò la Grecia e il medio oriente nel caos e obbligò le comunità a riorganizzarsi in strutture più piccole e indipendenti.
In tale ambito, a partire dall’anno 1.000 avanti cristo, vi fu una notevole espansione greca in Egeo e sulla costa dell’attuale Turchia, e quindi anche nella Lidia storica (le ultime comunità greche sulla costa turca, sono state scacciate negli anni 20 dello scorso secolo, tremila anni dopo il loro insediamento).
Di questa “grande migrazione greca”, si può trovare traccia guardando una mappa dell’Egeo: tutte le isole nel braccio di mare tra Grecia e Turchia sono di dominio greco, residuo tutt’oggi di tale espansione.
Ma è evidente che questo non può essere sempre stato così; si ha notizia che Milziade, ancora nel 500 a.c., assediava Lemno dove vi scacciava i Pelasgi c.f.r. Erodoto capitolo 137 e ss (e dove nel secolo scorso, guarda caso, è stata trovata una stele con una iscrizione di chiara derivazione etrusca).
In un frammento di Ellanico di Lesbo (? – dopo 406 a. C.) si dice che I Tirreni (Etruschi) prima si chiamavano Pelasgi, e presero il nome che ora hanno dopo essersi stanziati in Italia […] dove occuparono quella che noi oggi chiamiamo Tirrenia (Etruria)
Ora, Tucidide, l’autorevolissimo Tucidide, nella Guerra del Peloponneso V, 109 afferma, parlando delle popolazioni del monte Athos, che la maggior parte sono Pelasgi (gente tirrena che abitò un tempo Lemno e Atene).

etruschi viterboE quindi evidente che l’espansione greca a est, a partire dall’anno mille a.c. ha costretto i popoli preesistenti (che trovandosi nelle isole davanti alla Lidia -l’egeo si trova davanti all’attuale massa continentale turca – che probabilmente erano con essi imparentati e verosimilmente esperti nella navigazione) a spostarsi via via in altre direzioni, e verosimilmente anche ad occidente arrivando progressivamente in Italia.
Questi erano i popoli che i greci chiamavano Pelasgi e che sono da identificarsi con i nostri Tirreni alias Etruschi.
Arrivati progressivamente perchè secondo me, l’arrivo in Italia è stato graduale (così come la colonizzazione del Nord America è stato progressiva) e questo spiega l’assenza, notata dagli archeologi, di un brusco passeggio dalla civiltà villanoviana (probabilmente quella si autoctona italiana) e la civiltà etrusca, chiaramente importata dall’oriente.
Quindi gli Etruschi sarebbero i Pelasgi conosciuti dai Greci, abitatori delle isole Egee?

Vi è un dato storico; a Lemno (isola dell’Egeo, davanti allo stretto dei Dardanelli) è stata trovata un iscrizione che è stata interpretata in lingua etrusca.
Lemno, come abbiamo detto, fino al 500 era abitata dai Pelasgi (come afferma Erodoto, narrando della conquista di Milziade, e Tucidide cita Lemno per parlare della identità tra Pelasgi e Tirreni) ealtri autori greci identificano i Pelasgi con i Tirreni.
Quindi è verosimile che i Lidi della costa, dopo il crollo delle grandi imperi a seguito della “crisi dell’Età del Bronzo (circa 1.200, 1.100 a.c.) abbiano progressivamente occupato le isole Egee, venendo a contatto con i greci, che li chiamavano Pelasgi, per poi essere da questi scacciati a seguito della loro espansione, e spremuti come un tubetto, si sono, di isola in isola, diretti in Italia, fino a sbarcare nel territorio (originario) degli Umbri, cioè in Toscana, nord Lazio.
Vi sono peraltro anche altri indizi chiaramente in tal senso.

1) la metallurgia del ferro: è noto che i primi a lavorare il ferro furono gli Ittiti, installati in Anatolia dal 1.800 a.V., ed è noto che i Lidi erano un ramo degli Ittiti; non è un caso che gli Etruschi erano famosi per la loro lavorazione del ferro (l’isola d’Elba e Populonia e le “colline metallifere” ancora recano traccia delle lavorazioni del minerale fatte dagli Etruschi); è noto che poi con l’arrivo degli etruschi (da collocarsi a partire dal ottavo secolo a.C.) la metallurgia del ferro si espanse anche nel Lazio (Roma passava proprio in quel periodo dal Bronzo al Ferro) e tra i Celti, venuti quasi subito a contatto con gli Etruschi., e da li, poi, nel nord Europa, dove la metallurgia del ferro arriva intorno al V secolo a.C.
2) La circostanza che nelle più antiche sepolture etrusche in Italia sono stati ritrovati dei dadi, gioco che Erodoto afferma essere stato inventato da tale popolo.
3) I dati linguistici, come detto, collegano chiaramente la lingua Etrusca al Lidio, e quindi si tratterebbe sempre di una lingua non isolata, ma indeuropea, sebbene abbia subito tantissimi cambiamenti. Come argomento contrario si citano i numerali etruschi, in particolare i primi sei, nell’ordine tradizionalmente attribuito Thu, Zal, Ci, Sa, Mach, Huth, che ovviamente niente hanno a che vedere con i numerali indoeuropei.

etruschi romaMa tale ordine è stato ricostruito proprio sull’ordine desunto dai dadi ritrovati nelle tombe etrusche (sempre i benedetti dadi la cui invenzione Erodoto attribuiva agli etruschi), ipotizzando che i numerali fossero disposti in modo che la somma delle facce opposte facesse sempre 7. Ma leggendo lo studio di F.C. Woudhizen, Etruscan Numeral in Indo European Perspective si ipotizza un diverso ordine dei numerali, che ha come esito la seguente tabella
etrusco anatolico proto indeuropeo

  1. zal isl *sem
  2. thu tuwa *dwi
  3. ci (o cri) t(a)ria *tri
  4. huth, muwa mauwa *mei
  5. mach *mekki *meg(h)
  6. sa sl *s(w)eks

4) La circostanza che Erodoto stesso venisse da Alicarnasso, che è sulle coste della attuale Turchia, al margine dell’area dove si trovava la Lidia, e quindi è verosimile che avesse raccolto leggende, non troppo antiche (di quattro secoli prima) e di prima mano.

 

Erodoto, Dionigi e gli etruschi

Dunque, dove si può trovare la giunzione tra Erodoto e Dionigi (curiosamente entrambi di Alicarnasso), vissuti a quattro secoli di distanza?


Dalla prospettiva di Dionigi, correttamente poteva dirsi degli Etruschi essere un popolo di antichissima origina Italica, visto che erano arrivati in italia circa 7 secoli prima di quando scriveva l’autore ed ampiamente mescolatisi con l’elemento autoctono.
Dalla prospettiva di Erodoto, che veniva da Alicarnasso, cioè dalla patria originaria degli Etruschi, e che scriveva circa tre secoli dopo la loro emigrazione, era corretto dire che venivano dalla Lidia.
E’ probabile che, arrivati in Italia (a gruppi successivi, dopo aver vagato per secoli nel mediterraneo) gli Etruschi (Pelasgi) si siano mischiati con popolazioni autoctone, e questo spiega che il DNA degli Etruschi, almeno di alcuni soggetti chiaramente identificati come etruschi, sia simile a quello dei Latini o degli altri popoli italici.
Possiamo ipotizzare che Virgilio, parlando del viaggio di Enea, volesse ricordare leggende sull’arrivo degli Etruschi in Italia?

etruschi populoniaPrima un dato; Enea era di Mantova, città originariamente colonizzata dagli Etruschi, e poi divenuta celto etrusca.
Nell‘Eneide c’è un curioso anacronismo, non molto notato: Enea parte da Troia in fiamme (e qui abbiamo un dato storico; la guerra di Troia si colloca intorno al 1.180, 1.170 a.c., ma poi arriva a Cartagine dove conosce Didone, altro personaggio storico (Didone figlia del Re di Tiro, deve fuggire per una congiura di palazzo, e fonda Cartagine nel 814 a.c.).
Lasciata Didone, Enea vaga nel mare di Sicilia (forse non è un caso che le isole a sud della Si chiamano Pelagie, forse Pelasgiche)? Vi sbarca, poi riprende il mare e sbarca in Lazio, dove si prepara a far la guerra al Re Latino, il quale, colpito dalla qualità delle sue truppe, decide di allearsi e di utilizzarlo nella guerra contro i Rutuli.

 

Conclusioni: dalla Lidia all’Italia

Qui non si pretende la storicità, siamo nella poesia e quindi tolleriamo gli evidenti anacronismi: però nello schema essenziale possiamo forse sovrapporre la migrazione Etrusca: partiti dalla Lidia (Troia si trova al margine nord della Lidia), vagano per il mediterraneo, forse toccano la neofondata Cartagine (sono evidenti i legami tra Etruschi e Cartaginesi), sbarcano in Italia, si alleano a qualche Re locale in funzione anti umbra (i toponimi Ombrone e Monte Ombraro forse ricordano l’originaria collocazione degli umbri in Toscana) e occupano il nord lazio e l’attuale Toscana sovrapponendo la loro lingua e cultura alle culture autctone (come gli spagnoli hanno sovrapposto la loro cultura alle culture precolombiane, senza cancellarle del tutto).
L’arrivo degli Etruschi probabilmente si può collocare nell’ottavo secolo a.c.; è un dato di fatto che al momento della sua fondazione, Roma non ha a che fare con gli Etruschi (ma piuttosto con i Sabini, di etnia Umbra), mentre gli Etruschi compaiono per la prima volta solo dopo la sua fondazione, con la conflittualità legata alla (neofondata?) città di Veio.
Leggo, per far combaciare l’evidente esistenza degli Etruschi a Lemno (vedi la “Stele di Lemno) che qualcuno ipotizza un viaggio degli Etruschi verso occidente, dall’Italia all’Egeo, ma questo è chiaramente illogico; molto più logica un espansione Lidia dall’Anatolia verso l’Egeo (Pelasgi – Etruschi) e poi un loro spostamento ancora più verso occidente, sotto la spinta greca (greci e etruschi arrivano più o meno contemporaneamente in Italia, i Greci a Ischia nel 775 a.c., Roma viene fondata nel 754 a.c.) fino ad arrivare in Italia nel corso dell’VIII secolo A.C.

etruschi civita di bagnoreggioOvviamente parlando di fatti così remoti non si può che semplificare; parlare di Lidi del XI secolo a.C. E di etruschi del VIII secolo a.C., può darsi che sia come parlare di inglesi del 16mo secolo e di statunitensi del 20mo secolo, cioè di due popoli molto diversi tra loro, e etnicamente molto cambiati (e con alle spalle una storia complessissima), ma con alcuni forti tratti ancora in comune.
Pare che gli etruschi si fossero attribuiti dieci secoli di vita (il secolo, corrispondente a circa 100 anni) e ritenevano che un prodigio segnasse il passaggio da un secolo all’altro; nell’aria perfettamente limpida si sarebbe sentito lo squillo di una tromba etrusca, e dal cielo senza nuvole sarebbe caduto un fulmine in terra.

Pietro Ferrari