I presupposti per la formazione di un’area valutaria ottimale sono:
- l’esistenza di un notevole interscambio commerciale
- la mobilità dei fattori
- l’integrazione dei mercati finanziari
- il coordinamento della politica fiscale
- la comunanza culturale
LE AREE VALUTARIE OTTIMALI
Il problema delle aree valutarie ottimali nasce dal dibattito sul regime del cambio ottimale.
Bisogna, innanzitutto, stabilire quali condizioni debbano essere soddisfatte perché per un paese non sia troppo costoso rinunciare all’indipendenza monetaria e valutaria e quali mezzi utilizzare per stimolare la domanda aggregata e la produzione.
Un sistema di cambi flessibili, se si considera la domanda a fini speculativi, è stabile dal punto di vista dinamico.
E’ possibile una suddivisione planetaria per aree valutarie a partire dall’esistenza, in ciascuna area, di condizioni di omogeneità. Il concetto di omogeneità rimanda alla mobilità dei fattori all’interno delle aree; infatti qualora lavoro e capitale non siano sufficientemente mobili la flessibilità del prezzo esterno della moneta non potrà svolgere quel ruolo di stabilizzazione che gli viene generalmente attribuito.
Bisogna poi individuare quelle condizioni che rendono possibile determinare l’ambito territoriale ottimale o per l’adozione di una moneta unica (unione monetaria), o per la fissazione irrevocabile dei tassi di cambio (unione valutaria). Successivamente bisognerà accertare cosa succede ai paesi che entrano a far parte dell’area valutaria.
In una un’area valutaria due o più paesi stabiliscono reciprocamente il tasso di cambio.
I tassi di cambio possono essere stabiliti con rigidità, malgrado solitamente siano previste delle oscillazioni, seppur all’interno di un range ristretto.
L’Unione Monetaria comporta un maggiore impegno per i paesi che vi aderiscono, impegno che riguarda non solo gli aspetti monetari, ma anche fattori di natura politica. La costituzione di una Unione Monetaria comporta la formazione di una autorità monetaria comune, cui spetta determinare la politica monetaria dell’unione stessa.
Si tratta di individuare il miglior spazio geografico possibile dove l’uso della moneta unica permetta di mettere in atto gli obiettivi dell’unione monetaria e il principale aspetto da considerare è la mobilità dei fattori.
L’area valutaria ottimale è quindi quella zona dove appare conveniente avere una propria divisa e una propria politica monetaria. Dovrà essere una regione non troppo piccola e neppure troppo estesa. Se di dimensioni limitate, infatti, avrebbe convenienza ad assumere la divisa del proprio vicino; se troppo estesa potrebbe essere suddivisa in sottoregioni con valute diverse.
In sintesi, affinché si formi un’area valutaria ottimale dovranno essere soddisfatti diversi aspetti quali
- l’esistenza di un notevole interscambio commerciale;
- la mobilità dei fattori;
- l’integrazione dei mercati finanziari;
- il coordinamento della politica fiscale;
- la comunanza culturale.
Si è spesso insistito sulle rigidità del mercato del lavoro che ostacolano la mobilità del lavoro stesso. Si tratta degli ostacoli alla libera circolazione delle persone all’interno dei paesi dell’area, delle differenze istituzionali riguardanti la regolazione del mercato del lavoro, della non omogeneità a livello linguistico/culturale. La libera circolazione dei capitali bilancia la rigidità del mercato del lavoro mediante una diversa allocazione delle risorse disponibili.
Di fondamentale importanza per ciascun paese è il livello di apertura al commercio internazionale. Infatti, quanto maggiore è il grado di apertura, tanto maggiore sarà la convenienza dell’adozione di un regime di cambi fissi.
La somiglianza nei valori del tasso d’inflazione è uno degli elementi necessari per poter aderire ad una area valutaria ottimale.
Tassi di inflazione diversi – come accade in presenza di banche centrali autonome e indipendenti – causano differenze competitive tra i paesi e, nel long-term, rendono impossibile l’unione stessa e gli impegni assunti dai singoli paesi.
Tipico dei paesi appartenenti ad un’unione monetaria è la preferenza anti-inflazionistica e le similitudini a livello di strutture produttive ed istituzionali.

Inoltre, se il livello di apertura al commercio internazionale di un paese aderente all’area è elevato, le variazioni del tasso di cambio non potrà migliorare la bilancia dei pagamenti, poiché le oscillazioni del tasso di cambio saranno bilanciate dalle ripercussioni sui prezzi interni.
Inoltre, un’elevata integrazione finanziaria tra i diversi paesi dell’area comporta minori variazioni del tasso di cambio; questi ultimi, anche se di piccola entità fungeranno da stimolo ai flussi di capitali necessari per l’equilibrio della bilancia dei pagamenti.
Il problema dei costi e dei vantaggi dell’adesione ad un’area valutaria ottimale deve poi essere trattato rispetto alle risposte ad una crisi economica o shock. Qui la teoria si incontra con la prassi, a partire dalle recenti reazioni alla crisi adottate in ambito europeo.